venerdì 23 maggio 2008

Due parole prima di salutarci

 È possibile parlare  di democrazia con quattordicenni e quindicenni?  È possibile farli discutere del rapporto che esiste tra democrazia e istruzione? Del rapporto tra mezzi di informazione e democrazia?  E far loro leggere articoli e testi su  temi così difficili? È possibile farlo a scuola?

    Noi due, insegnati di un Istituto tecnico, uno di Diritto, l’altro di Italiano e Storia, ponendoci tali domande, siamo arrivati alle seguente paradossale conclusione. No, non è possibile farlo. Infatti i nostri studenti non sanno nulla di tutto ciò che riguarda la politica. E non vogliono saperne nulla: i giornali non li leggono e neppure riuscirebbero a capirli, se ci provassero. La politica, in definitiva, appare loro incomprensibile, inutile, sporca. Ma al tempo stesso siamo arrivati alla conclusione opposta. Nonostante tutto ciò, anzi proprio perché le cose stanno così, di democrazia in classe è necessario parlarne. E poi, insomma, i programmi prevedono si parli di Costituzione e di polis greca. Perché allora non anche di democrazia?

      Ma come fare? Come evitare di fare noiose lezioni o predicozzi che nessuno avrebbe ascoltato?

Abbiamo pensato di aprire spazi di discussione in classe, prendendo spunto dall’attualità. Ben presto la discussione ha fatto emergere la necessità di indirizzare gli studenti, fornendo loro nozioni di base, spunti di discussione, letture esemplari. Poi però ci siamo resi conto che per farlo in modo significativo, avremmo dovuto sottrarre molte ore alla ‘normale’ attività didattica.

       La soluzione è stata quella di dar vita a questo blog aperto alle due classi coinvolte nel progetto. Qui  si sono si sono forniti spunti di discussione,  testi, provocazioni. 

     Come è andata? Chi avrà la voglia di visitare il blog, o la pazienza di leggere i testi degli alunni (ne pubblichiamo alcuni a titolo esemplificativo), potrà constatare come non si sia riusciti a incidere nel profondo. Gli studenti restano spesso arroccati nelle loro posizioni, faticano persino a parlare in modo compiuto dei temi proposti.    

Nonostante ciò noi sentiamo di aver lavorato bene e nella direzione giusta. Innanzi tutto il blog, fatto interagire con le discussioni in classe, si è rivelato uno strumento molto ricco e duttile. E già ci sono venute idee per un prossimo utilizzo. Poi sapevamo bene che, nel condizioni socio culturali nelle quali sia agiva, nel tempo di quattro mesi, non si poteva incidere più di tanto. 

Crediamo di aver zappettato un po’ di terreno, di aver piantato un seme, di aver innaffiato e concimato ben bene. Speriamo che la pianta cresca, e che trovi bravi giardinieri,  tra i docenti, i giornalisti, i politici, i genitori.

I vostri lavori: una lettera

Caro Luca,
L'altra sera per la festa per il tuo diciottesimo compleanno, sono rimasta colpita da alcune tue frasi e alcuni tuoi atteggiamenti che penso siano un po' superficiali per un ragazzo che ha superato la soglia della maggiore età.
Hai infatti dichiarato che non leggi i giornali, che non vuoi sapere niente di quello che succede in politica e che non sai neanche se andrai a votare quando ti sarà chiesto di farlo. Ti bastano la macchina che i tuoi genitori ti regaleranno, prima o poi, il permesso di uscire senza regole, di divertirti con i tuoi amici; che altro occorre per vivere bene? La politica proprio non ti riguarda.
Io penso che dovresti riflettere su quanto hai dichiarato, perché io, anche se sono più piccola di te, forse perché i miei genitori ne parlano spesso, di politica so già qualcosa e spesso chiedo per saperne di più. Come fai a dimostrare di essere diventato "grande" se non ti interessi ai problemi che stanno intorno a te? Come pensi di poter indirizzare la tua vita nella società in cui vivi senza domandarti in che modo viene indirizzata dai rappresentanti politici che ci governano?
Noi viviamo ora in un regime democratico e sarebbe bello che questa democrazia, conquistata, come hai già studiato a scuola, con il sacrificio di molti uomini e donne, fosse vissuta pienamente anche da noi giovani. La libertà di esprimere la nostra opinione e di scegliere è un bene prezioso che non possiamo sottovalutare. Certamente non è facile orientarci; siamo bombardati da tante informazioni che a volte è più semplice cambiare canale o andare a giocare con il computer. E’ anche molto facile convincerci che la nostra opinione non interessi a nessuno, ma credo che il futuro sia nostro e nostro dovere è cercare di capire come fare ad esserne parte attiva.
Quindi caro Luca prova a incominciare a guardarti attorno; non rinunciare a leggere i giornali ( e non soltanto per lo sport o la cronaca) non cambiare canale quando qualcuno parla di politica. L'informazione è il sale della democrazia , infatti i vari giornali rappresentano il pluralismo delle idee, delle opinioni, e con questa consolante certezza, anche noi possiamo dire la nostra. Io penso che sia molto importante che il nostro regime democratico ci consenta la possibilità di confrontare diverse opinioni, attraverso soprattutto i giornali, ma anche con i dibattiti televisivi e oggi anche con Internet dove possiamo approfondire ogni tematica sociale e politica.
Nel mondo ci sono tanti regimi che non permettono la libertà di opinione, dove la televisione è di Stato ed è oscurato ogni canale di comunicazione telematica; pensa che in Tibet, dove forse hai sentito che sono scoppiati disordini contro il regime cinese che ha occupato questo paese anni fa, il primo provvedimento della Cina è stato quello di espellere i giornalisti! L'informazione è pericolosa per chi esercita il potere senza il consenso del popolo.
Insomma io credo che sia molto importante, per sentirsi davvero "grandi" leggere i giornali, interessarsi ai destini del nostro paese, ma anche a quello che succede nel mondo; io credo proprio che sia la possibilità di conoscere e di confrontarsi la "medicina" che ci fa crescere come persone responsabili.
Questa mia lettera ti sarà sembrata una predica, ma tu sei un caro amico e mi spiace vedere come potresti buttare via quelle opportunità che faranno di te una persona non solo migliore, ma anche più simpatica e sicuramente più responsabile.
Con affetto,
Allegra IB erica

i vostri lavori: L'importanza dell'istruzione per la formazione del cittadino

Tra tutti i temi che parlano della democrazia, ho deciso di approfondire quello sul rapporto tra l'istruzione e la democrazia. Ho fatto questa scelta perché, secondo il mio punto di vista, anche se non rientra nelle caratteristiche fondamentali della democrazia, è comunque importante perché serve a migliorare i cittadini di uno stato democratico. Se la democrazia è il potere del popolo è infatti molto importante che il popolo abbia un buon livello di istruzione.

In primo luogo infatti i cittadini istruiti potranno presentarsi alle elezioni per candidarsi come rappresentanti del popolo ed essendo istruiti sapranno svolgere al meglio il loro compito e garantirci una democrazia migliore. In secondo luogo l'istruzione è importante anche perché permette ai cittadini di scegliere i propri rappresentanti. Infatti un cittadino ben istruito è in grado di leggere i programmi elettorali, di votare al meglio i propri rappresentanti e di informarsi in maniera completa sulla politica. Di conseguenza, un cittadino non istruito si affiderà invece agli slogan e si accontenterà di informazioni meno dettagliate. 

Inoltre l'istruzione ci rende consapevoli che nella democrazia ci sono, come sottolinea la Costituzione, sia diritti da fare valere (diritto alla vita, alla salute, ecc .. ), sia dei doveri che tutti dobbiamo rispettare (il dovere di pagare le tasse, di rispettare la proprietà privata, ecc ...).

Anche nell'antica democrazia di Atene, i cittadini ateniesi dovevano essere educati e istruiti per tenere discorsi politici durante le assemblee e nei ritrovi politici in piazza, perché, venendo eletti per sorteggio, il cittadino che doveva essere al potere, poteva anche non aver ricevuto un'istruzione o essere, addirittura, analfabeta. C'è solo una differenza molto significativa tra allora e adesso, parlando dell'istruzione: al giorno d'oggi la possono ricevere anche le donne e gli stranieri, mentre, nell'Atene di più di duemila anni fa, dovevano essere istruiti solo i cittadini uomini della città. 

Tra le letture che la prof. ci ha proposto sul blog c'è la relazione di una ragazza che mi ha fatto capire che la scuola aiuta a sentirci partecipi della vita politica e che essa non esiste solo in Parlamento. La ragazza racconta l'esperienza che ha vissuto alle scuole medie: i ragazzi,insieme agli insegnanti crearono una specie di Parlamento (denominato "Parlamentino"), nel quale venivano eletti come rappresentanti due ragazzi, per ogni sezione delle classi terze. Si trovavano una volta al mese per discutere dei problemi della scuola e di alcuni cambiamenti che si sarebbero potuti realizzare all'interno di essa. La ragazza racconta che questa esperienza le ha fatto capire quanto sia difficile e complesso governare un paese, o un comune, e che per farlo occorre un'istruzione basilare. Penso che l'unico luogo in cui un ragazzo può fare esperienze del genere, è proprio la scuola, perché facendo assemblee di classe e di Istituto, è più o meno come partecipare alle assemblee dello Stato e, in questo modo, si riesce veramente a capire quanto è complesso dirigere un'assemblea, sia nell'ambito scolastico, ma, ancora di più, in ambito politico. 

Purtroppo, nonostante l’istruzione sia così importante, i dati riguardanti la situazione dell'istruzione nel nostro Paese non sono molto rassicuranti. Prendendo come campione 2.305 scuole italiane (1.279 scuole medie e 1.026 superiori), durante l'anno scolastico 2005/2006,  alle superiori l' 11.6% non ottiene la promozione; il 4,2% si ritira; il 42, 1 % dei ragazzi è promossa con debito. Nel 2006 il 20% dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni, risulta ancora sprovvisto di un diploma di scuola media superiore o di una qualifica professionale: un ragazzo su 5 si è fermato al diploma di terza media o è alle prese con una difficile carriera scolastica, essendo pluri-ripetente. 

Quindi, ragazzi, se non vogliamo restare vittime dipendenti del "sistema", sarebbe meglio darci da fare ed impegnarci a scuola per avere un futuro migliore perché, citando una frase presa dal sito della regione "Partecipa.net", cittadini consapevoli non si nasce, ma si diventa.

         Ferroni Cristina IB ERICA

I vostri lavori: I giovani e la politica

Alle recentissime elezioni politiche, come tutti abbiamo sentito dai telegiornali, c’è stato un calo per quanto riguarda l’affluenza dei cittadini alle urne. Infatti, rispetto al 2006, la percentuale ha subito un calo del 3% circa, e qui bisognerebbe porsi una domanda in particolare: perché molta gente quest’anno non si è recata a votare? In particolare perchè i giovani sentono la politica lontana dai loro interessi?

Una ricerca dell’Eurispes, fatta nel 2006, ha portato in luce il disinteresse dei giovani nei confronti della politica. Dal sondaggio emerge che il 33% dei giovani è poco interessato alla politica, mentre il 37% non lo è per niente, il 53% non capisce la situazione politica attuale, il 45% pensa che i politici siano poco chiari quando parlano, il 41% nutre poca fiducia nei confronti della classe politica, mentre il 23% non ne nutre alcuna.

Da questi dati inizia a sorgere un dubbio: ma la colpa è solo dei giovani che sono sempre più menefreghisti, oppure è anche della politica che per qualche strano motivo allontana i giovani invece di avvicinarli?

Secondo noi i motivi sono principalmente due. Il primo è che i politici spesso e volentieri non mantengono le loro promesse. Infatti, in campagna elettorale, la metà delle promesse fatte poi non vengono mantenute. Il secondo è che non si preoccupano più di tanto delle esigenze dei cittadini e di spiegare i loro concetti chiaramente, in modo che siano comprensibili a tutti. Infatti certe volte utilizzano termini particolarmente complessi, che spesso non vengono compresi dai cittadini comuni. I giovani poi manifestano poca fiducia verso i politici. Riportiamo come esempio un commento fatto nel blog: “noi giovani d'oggi siamo meno interessati alla politica rispetto alle generazioni precedenti, e forse questo accade anche per colpa della politica stessa. Infatti ci troviamo davanti ad una società in cui chi ha il potere e dovrebbe essere competente, almeno nel suo campo, invece non ne ha la più pallida idea e fa discorsi su discorsi che mandano in confusione in particolar modo noi giovani. Perciò come possiamo interessarci noi di una cosa che non riusciamo a capire perchè neanche chi dovrebbe intendersene e farcela apprezzare o quanto meno comprendere ne ha la più pallida idea? Inoltre come possiamo apprezzare o interessarci ad una cosa in cui ormai non crediamo più, grazie a chi è al potere, che spesso e volentieri apre la bocca solo per darle aria e racconta cose che poi non mette in atto?” Come dice anche il Presidente dell’ Eurispes Gian Maria Fara “la politica non sembra essere in grado di proporre progetti, alimentare sogni, indicare prospettive di una società migliore”. Noi siamo pienamente d’accordo, infatti non si può pretendere un interesse da parte nostra se queste sono le prospettive presenti ma soprattutto future che ci fornisce la politica.

Va però sottolineata anche la responsabilità dei giovani. I giovani partono demotivati, danno poca importanza alla politica, perché pensano che con loro non c'entri niente, considerandola noiosa, pensano che non sia un loro dovere votare, e si concentrano su cose di loro interesse. “L'esigenza di un mondo migliore e di una società più giusta, che aveva plasmato le generazioni precedenti, è molto meno avvertita dai giovani di oggi” aggiunge il Presidente dell’Eurispes.

In conclusione, speriamo di avervi fatto capire per quale motivo, secondo noi,  i giovani ormai non sono più interessati alla politica: perché in lei non vedono il futuro. Questo potrebbe essere lo stesso motivo per cui c’è stato anche un calo dell’affluenza alle urne: anche gli aventi diritto di voto ormai non hanno più molta fiducia nella politica e nei politici stessi, in loro non vedono un futuro, un qualcosa di concreto.

Per quanto riguarda noi, invece, possiamo dire di essere abbastanza interessate alla politica, ma questo interesse è nato da poco. Infatti, abbiamo iniziato quando i prof. hanno aperto il blog sulla democrazia. Però, nonostante questo, pensiamo che, se fossimo dovute andare a votare, non avremmo saputo a chi dare il nostro voto, perché, prima di tutto non riusciamo a capire i termini dei politici, e, anche  abbiamo cercato di seguire il telegiornale non simo riuscite a capire bene la situazione. Magari se i politici imparassero a mantenere le loro promesse le cose sarebbero più facili e migliori per tutti noi e anche l’interesse da parte nostra verso la politica aumenterebbe

           Martina Scarpa IB erica e Sabri Yasmine   II B erica

I vostri lavori: Le lunghe tappe per la nascita della Costituzione Italiana

La Costituzione Italiana è il risultato di faticoso cammino da una dittatura a uno stato democratico. 

Al tempo dell'unità d'italia (1861) si decise di estendere a tutto il regno lo "Statuto Albertino", una legge concessa dal re Carlo Alberto ai suoi sudditi,  emanata il 4 marzo 1848. Lo "Statuto Albertino" però era molto diverso dalla costituzione che abbiamo oggi , infatti aveva soprattutto tre caratteristiche che lo differenziavano. Era una costituzione concessa cioè, come ho già detto sopra, concesso dal re Carlo Alberto ai suoi sudditi; breve, cioè conteneva pochi articoli sulla libertà e sui diritti dei suoi sudditi ed era  elastica, poteva essere cambiato con leggi ordinarie e decreti.

In quel periodo anche l'organizzazione dello Stato era molto diversa da quella di oggi, il potere era sempre diviso in potere legislativo, esecutivo, giudiziario ma il potere legislativo era, come oggi esercitato dal parlamento, ma i deputati eletti dal popolo erano solo il 2% perché si votava in base al censo, il potere esecutivo era  esercitato da ministri nominati dal re, il potere giudiziario era compito di giudici anch'essi nominati dal re.

Un primo segno di svolta si ebbe nel 1919 quando ottennero il diritto di voto  tutti i cittadini maschi maggiorenni. Non importava il censo o se erano analfabeti: l'importante era che avessero superato la maggiore età.  Così votò finalmente il 61,4 % della popolazione italiana. 

Con il suffragio universale maschile sembrava che tutto fosse sulla buona strada per la nascita di una democrazia. Erano i partiti popolari di massa e i sindacati per tutelare i lavoratori e c'era molta partecipazione alla vita politica ma in realtà non andò così.

Nel 1922 il re, dopo la marcia su Roma, affidò a Mussolini l'incarico di formare il nuovo Governo, e con questo fatto la strada per la democrazia si fece più lunga e difficile. Mussolini infatti iniziò subito a fare svariate riforme tra cui una (la legge Acerbo) con cui modificò il sistema elettorale della Camera dei Deputati. Chi avesse ottenuto il 25% dei voti avrebbe avuto diritto ai 2/3 dei seggi alla Camera; successivamente si fecero nuove elezioni nel 1924. Mussolini, si presento con un "listone" assieme ai liberali e ai cattolici di destra, e in un clima di brogli, tensioni e violenze Mussolini ottenne il 64,9% dei voti.  Dopo l'esito delle elezioni Matteotti denunciò alla camera i brogli e le violenze subite dagli elettori e dopo pochi giorni venne rapito e ucciso, e questo è solo uno dei tanti fatti che caratterizzarono l'Italia nel periodo della dittatura. Finirono così i piccoli ma importanti successi prima conquistati. Tra il 1925 e il 1926 Mussolini fa emanare le leggi fascistissime che proclamano la fine dei diritti civili e politici conquistati dopo tanta fatica dagli italiani non molto tempo prima. Ad esempio queste leggi abolirono la libertà di stampa e di associazione, introdussero la censura su stampa e spettacoli, abolirono i sindacati e definirono lo sciopero un reato, sciolsero tutti i partiti tranne quello fascista.

Ma le soppressioni della dittatura di Mussolini non finirono qui. Nel 1939 la Camera dei deputati viene trasformata nella Camera dei fasci e delle corporazioni e questa camera non era elettiva, quindi i cittadini non poterono più votare per i loro rappresentanti.

In quello stesso anno come se non bastasse vennero inoltre emanate le leggi razziali.

Un segno di svolta  si ebbe nel 1943 con la caduta del regime fascista. In quella data il  Gran Consiglio del fascismo vota contro Mussolini e il re affida al generale Badoglio l'incarico di formare il governo.

Dopo la fine della guerra, il 2 giugno 1946 si tennero le elezioni per decidere tra monarchia e repubblica e per i membri dell'Assemblea Costituente che aveva il compito di procedere alla stesura della nuova Costituzione. In questa occasione tutti i cittadini tornarono a votare e, cosa più importante, in quell'occasione votarono anche le donne. Fu il suffragio universale: per la prima volta nella storia italiana le donne avevano conquistato il diritto di votare. Si sa che, per il referendum, vinse la Repubblica.


Dopo questa data inizia il periodo più importante per la nascita della nostra Costituzione. L'Assemblea Costituente, composta di 556 deputati, si riunì in prima seduta il 25 giugno nel palazzo Montecitorio, sede dell’attuale Camera dei Deputati. I membri dell'Assemblea Costituente elessero come capo provvisorio Enrico de Nicola. Per procedere alla stesura nella maniera più efficace, all'interno della commissione venne nominata la "commissione dei 75" che doveva scrivere la nuova Costituzione. Il testo della Costituzione venne discusso e approvato il 22 dicembre 1947, venne promulgato da Enrico de Nicola ed entrò in vigore l' 1 gennaio 1948.

Ho così cercato di spiegare come la Costituzione italiana sia il risultato di un lungo e faticoso cammino, che passa dalla monarchia alla dittatura, ma che alla fine è riuscita a "nascere" e a porre le basi della democrazia in cui oggi viviamo.


                     Laura Zangheri II B erica

I vostri lavori: La democrazia moderna è preferibile a quella antica?

Alle origini una forma della democrazia era la polis greca. Secondo questa forma di governo le decisioni politiche venivano prese dai cittadini che si riunivano in assemblea. Quindi il potere era del popolo, poiché esso stesso lo gestiva e di conseguenza finalizzava il vantaggio delle persone che prendevano le decisioni: di trattava quindi di democrazia diretta. 

Oggi non esiste più la democrazia diretta, ma vi è solo una democrazia rappresentativa. Le decisioni vengono prese da organi politici formati da cittadini, che rappresentano tutto il popolo, eletti dallo stesso.

Nella polis non c’era la separazione dei poteri. Oggi invece a partire dal settecento,questo requisito è ritenuto uno  dei fondamentali elementi dello stato di diritto. Le tre funzioni,legislativa, esecutiva e giudiziaria, vengono assegnate a tre organi diversi. Quella legislativa è affidata al Parlamento, quella esecutiva al Governo e, infine, la funzione giudiziaria alla Magistratura. Invece, ad esempio nella polis ateniese, venivano eletti ogni anno nove arconti che detenevano tutti i poteri, in più anche quello militare.

Nella Grecia la parola democrazia esprimeva il carattere più aggressivo di questa forma di governo, ovvero il dominio esclusivo ed a volte anche violento di una parte del popolo sulla restante o sui propri avversari. Attualmente la democrazia non ha più questo significato ed esprime valori diversi alla democrazia greca. Si fa riferimento infatti ad un sistema politico caratterizzato dalla tolleranza; dove persone con posizioni differenti si scontrano, senza violenza ma con reciproco rispetto. 

Un esempio di questo uso aggressivo della democrazia nell’antichità l’ostracismo. Si bandiva dalla città un cittadino considerato pericoloso politicamente. Ogni anno, tramite votazione, si decideva se era necessario procedere con l’ostracismo verso qualche cittadino; nel caso in cui almeno 6000 cittadini votassero in modo affermativo il cittadino veniva esiliato e non poteva più partecipare alla vita politica della polis.

Un altro aspetto negativo della polis era che non tutti prendevano parte all’assemblea: poiché solo alcuni erano considerati cittadini, ovvero i maschi adulti, le donne erano escluse e, ovviamente, anche gli schiavi. Quindi il numero dei partecipanti era relativamente basso, mente adesso possono votare tutti i cittadini, una volta compiuti 18 o 25 anni, anche i residenti all’estero.

La polis aveva quindi molti aspetti negativi e la democrazia  è sicuramente migliorata. Le donne hanno ottenuto il diritto di voto, la schiavitù non esiste più e la separazione dei poteri permette un controllo reciproco nella gestione del potere politico, la partecipazione dei cittadini, anche se meno attiva è sicuramente più diffusa.


                                                     Michela Castellari  II B erica



giovedì 1 maggio 2008

Riproviamoci

Ecco dunque, per chi deve recuperare, alcune nuove tracce. 


  1. Scrivi  una lettera ad un coetaneo per illustragli il blog ascuoladidemocrazia e il lavoro svolto in classe.
  2. Un tuo amico diciottenne non legge giornali e si disinteressa  completamente di politica. Scrivi una lettera per spiegargli quanto è importante essere informato per un cittadino di uno stato democratico.
  3. Un tuo coetaneo ha deciso di smettere di andare a scuola. Scrivigli per consigliarlo, facendo riferimento all’importanza dell’istruzione per un cittadino in uno stato democratico.
  4. Immagina di essere un tuo coetaneo proveniente da un paese straniero non democratico. Nei suoi panni scrivi una lettera ad un amico rimasto in patria per spiegargli cos’è la democrazia.
  5. Scrivi una lettera ad un tuo coetaneo straniero raccontandogli cos’è per gli italiani la Costituzione.
  6. Gli antichi ateniesi erano fieri della loro democrazia e, pur criticandone alcuni aspetti,  non vi scorgevano difetti che a noi moderni sembrano evidenti. Immagina di rivolgerti ad un antico ateniese per formulare una critica al loro modello democratico.