venerdì 23 maggio 2008

Due parole prima di salutarci

 È possibile parlare  di democrazia con quattordicenni e quindicenni?  È possibile farli discutere del rapporto che esiste tra democrazia e istruzione? Del rapporto tra mezzi di informazione e democrazia?  E far loro leggere articoli e testi su  temi così difficili? È possibile farlo a scuola?

    Noi due, insegnati di un Istituto tecnico, uno di Diritto, l’altro di Italiano e Storia, ponendoci tali domande, siamo arrivati alle seguente paradossale conclusione. No, non è possibile farlo. Infatti i nostri studenti non sanno nulla di tutto ciò che riguarda la politica. E non vogliono saperne nulla: i giornali non li leggono e neppure riuscirebbero a capirli, se ci provassero. La politica, in definitiva, appare loro incomprensibile, inutile, sporca. Ma al tempo stesso siamo arrivati alla conclusione opposta. Nonostante tutto ciò, anzi proprio perché le cose stanno così, di democrazia in classe è necessario parlarne. E poi, insomma, i programmi prevedono si parli di Costituzione e di polis greca. Perché allora non anche di democrazia?

      Ma come fare? Come evitare di fare noiose lezioni o predicozzi che nessuno avrebbe ascoltato?

Abbiamo pensato di aprire spazi di discussione in classe, prendendo spunto dall’attualità. Ben presto la discussione ha fatto emergere la necessità di indirizzare gli studenti, fornendo loro nozioni di base, spunti di discussione, letture esemplari. Poi però ci siamo resi conto che per farlo in modo significativo, avremmo dovuto sottrarre molte ore alla ‘normale’ attività didattica.

       La soluzione è stata quella di dar vita a questo blog aperto alle due classi coinvolte nel progetto. Qui  si sono si sono forniti spunti di discussione,  testi, provocazioni. 

     Come è andata? Chi avrà la voglia di visitare il blog, o la pazienza di leggere i testi degli alunni (ne pubblichiamo alcuni a titolo esemplificativo), potrà constatare come non si sia riusciti a incidere nel profondo. Gli studenti restano spesso arroccati nelle loro posizioni, faticano persino a parlare in modo compiuto dei temi proposti.    

Nonostante ciò noi sentiamo di aver lavorato bene e nella direzione giusta. Innanzi tutto il blog, fatto interagire con le discussioni in classe, si è rivelato uno strumento molto ricco e duttile. E già ci sono venute idee per un prossimo utilizzo. Poi sapevamo bene che, nel condizioni socio culturali nelle quali sia agiva, nel tempo di quattro mesi, non si poteva incidere più di tanto. 

Crediamo di aver zappettato un po’ di terreno, di aver piantato un seme, di aver innaffiato e concimato ben bene. Speriamo che la pianta cresca, e che trovi bravi giardinieri,  tra i docenti, i giornalisti, i politici, i genitori.

I vostri lavori: una lettera

Caro Luca,
L'altra sera per la festa per il tuo diciottesimo compleanno, sono rimasta colpita da alcune tue frasi e alcuni tuoi atteggiamenti che penso siano un po' superficiali per un ragazzo che ha superato la soglia della maggiore età.
Hai infatti dichiarato che non leggi i giornali, che non vuoi sapere niente di quello che succede in politica e che non sai neanche se andrai a votare quando ti sarà chiesto di farlo. Ti bastano la macchina che i tuoi genitori ti regaleranno, prima o poi, il permesso di uscire senza regole, di divertirti con i tuoi amici; che altro occorre per vivere bene? La politica proprio non ti riguarda.
Io penso che dovresti riflettere su quanto hai dichiarato, perché io, anche se sono più piccola di te, forse perché i miei genitori ne parlano spesso, di politica so già qualcosa e spesso chiedo per saperne di più. Come fai a dimostrare di essere diventato "grande" se non ti interessi ai problemi che stanno intorno a te? Come pensi di poter indirizzare la tua vita nella società in cui vivi senza domandarti in che modo viene indirizzata dai rappresentanti politici che ci governano?
Noi viviamo ora in un regime democratico e sarebbe bello che questa democrazia, conquistata, come hai già studiato a scuola, con il sacrificio di molti uomini e donne, fosse vissuta pienamente anche da noi giovani. La libertà di esprimere la nostra opinione e di scegliere è un bene prezioso che non possiamo sottovalutare. Certamente non è facile orientarci; siamo bombardati da tante informazioni che a volte è più semplice cambiare canale o andare a giocare con il computer. E’ anche molto facile convincerci che la nostra opinione non interessi a nessuno, ma credo che il futuro sia nostro e nostro dovere è cercare di capire come fare ad esserne parte attiva.
Quindi caro Luca prova a incominciare a guardarti attorno; non rinunciare a leggere i giornali ( e non soltanto per lo sport o la cronaca) non cambiare canale quando qualcuno parla di politica. L'informazione è il sale della democrazia , infatti i vari giornali rappresentano il pluralismo delle idee, delle opinioni, e con questa consolante certezza, anche noi possiamo dire la nostra. Io penso che sia molto importante che il nostro regime democratico ci consenta la possibilità di confrontare diverse opinioni, attraverso soprattutto i giornali, ma anche con i dibattiti televisivi e oggi anche con Internet dove possiamo approfondire ogni tematica sociale e politica.
Nel mondo ci sono tanti regimi che non permettono la libertà di opinione, dove la televisione è di Stato ed è oscurato ogni canale di comunicazione telematica; pensa che in Tibet, dove forse hai sentito che sono scoppiati disordini contro il regime cinese che ha occupato questo paese anni fa, il primo provvedimento della Cina è stato quello di espellere i giornalisti! L'informazione è pericolosa per chi esercita il potere senza il consenso del popolo.
Insomma io credo che sia molto importante, per sentirsi davvero "grandi" leggere i giornali, interessarsi ai destini del nostro paese, ma anche a quello che succede nel mondo; io credo proprio che sia la possibilità di conoscere e di confrontarsi la "medicina" che ci fa crescere come persone responsabili.
Questa mia lettera ti sarà sembrata una predica, ma tu sei un caro amico e mi spiace vedere come potresti buttare via quelle opportunità che faranno di te una persona non solo migliore, ma anche più simpatica e sicuramente più responsabile.
Con affetto,
Allegra IB erica

i vostri lavori: L'importanza dell'istruzione per la formazione del cittadino

Tra tutti i temi che parlano della democrazia, ho deciso di approfondire quello sul rapporto tra l'istruzione e la democrazia. Ho fatto questa scelta perché, secondo il mio punto di vista, anche se non rientra nelle caratteristiche fondamentali della democrazia, è comunque importante perché serve a migliorare i cittadini di uno stato democratico. Se la democrazia è il potere del popolo è infatti molto importante che il popolo abbia un buon livello di istruzione.

In primo luogo infatti i cittadini istruiti potranno presentarsi alle elezioni per candidarsi come rappresentanti del popolo ed essendo istruiti sapranno svolgere al meglio il loro compito e garantirci una democrazia migliore. In secondo luogo l'istruzione è importante anche perché permette ai cittadini di scegliere i propri rappresentanti. Infatti un cittadino ben istruito è in grado di leggere i programmi elettorali, di votare al meglio i propri rappresentanti e di informarsi in maniera completa sulla politica. Di conseguenza, un cittadino non istruito si affiderà invece agli slogan e si accontenterà di informazioni meno dettagliate. 

Inoltre l'istruzione ci rende consapevoli che nella democrazia ci sono, come sottolinea la Costituzione, sia diritti da fare valere (diritto alla vita, alla salute, ecc .. ), sia dei doveri che tutti dobbiamo rispettare (il dovere di pagare le tasse, di rispettare la proprietà privata, ecc ...).

Anche nell'antica democrazia di Atene, i cittadini ateniesi dovevano essere educati e istruiti per tenere discorsi politici durante le assemblee e nei ritrovi politici in piazza, perché, venendo eletti per sorteggio, il cittadino che doveva essere al potere, poteva anche non aver ricevuto un'istruzione o essere, addirittura, analfabeta. C'è solo una differenza molto significativa tra allora e adesso, parlando dell'istruzione: al giorno d'oggi la possono ricevere anche le donne e gli stranieri, mentre, nell'Atene di più di duemila anni fa, dovevano essere istruiti solo i cittadini uomini della città. 

Tra le letture che la prof. ci ha proposto sul blog c'è la relazione di una ragazza che mi ha fatto capire che la scuola aiuta a sentirci partecipi della vita politica e che essa non esiste solo in Parlamento. La ragazza racconta l'esperienza che ha vissuto alle scuole medie: i ragazzi,insieme agli insegnanti crearono una specie di Parlamento (denominato "Parlamentino"), nel quale venivano eletti come rappresentanti due ragazzi, per ogni sezione delle classi terze. Si trovavano una volta al mese per discutere dei problemi della scuola e di alcuni cambiamenti che si sarebbero potuti realizzare all'interno di essa. La ragazza racconta che questa esperienza le ha fatto capire quanto sia difficile e complesso governare un paese, o un comune, e che per farlo occorre un'istruzione basilare. Penso che l'unico luogo in cui un ragazzo può fare esperienze del genere, è proprio la scuola, perché facendo assemblee di classe e di Istituto, è più o meno come partecipare alle assemblee dello Stato e, in questo modo, si riesce veramente a capire quanto è complesso dirigere un'assemblea, sia nell'ambito scolastico, ma, ancora di più, in ambito politico. 

Purtroppo, nonostante l’istruzione sia così importante, i dati riguardanti la situazione dell'istruzione nel nostro Paese non sono molto rassicuranti. Prendendo come campione 2.305 scuole italiane (1.279 scuole medie e 1.026 superiori), durante l'anno scolastico 2005/2006,  alle superiori l' 11.6% non ottiene la promozione; il 4,2% si ritira; il 42, 1 % dei ragazzi è promossa con debito. Nel 2006 il 20% dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni, risulta ancora sprovvisto di un diploma di scuola media superiore o di una qualifica professionale: un ragazzo su 5 si è fermato al diploma di terza media o è alle prese con una difficile carriera scolastica, essendo pluri-ripetente. 

Quindi, ragazzi, se non vogliamo restare vittime dipendenti del "sistema", sarebbe meglio darci da fare ed impegnarci a scuola per avere un futuro migliore perché, citando una frase presa dal sito della regione "Partecipa.net", cittadini consapevoli non si nasce, ma si diventa.

         Ferroni Cristina IB ERICA

I vostri lavori: I giovani e la politica

Alle recentissime elezioni politiche, come tutti abbiamo sentito dai telegiornali, c’è stato un calo per quanto riguarda l’affluenza dei cittadini alle urne. Infatti, rispetto al 2006, la percentuale ha subito un calo del 3% circa, e qui bisognerebbe porsi una domanda in particolare: perché molta gente quest’anno non si è recata a votare? In particolare perchè i giovani sentono la politica lontana dai loro interessi?

Una ricerca dell’Eurispes, fatta nel 2006, ha portato in luce il disinteresse dei giovani nei confronti della politica. Dal sondaggio emerge che il 33% dei giovani è poco interessato alla politica, mentre il 37% non lo è per niente, il 53% non capisce la situazione politica attuale, il 45% pensa che i politici siano poco chiari quando parlano, il 41% nutre poca fiducia nei confronti della classe politica, mentre il 23% non ne nutre alcuna.

Da questi dati inizia a sorgere un dubbio: ma la colpa è solo dei giovani che sono sempre più menefreghisti, oppure è anche della politica che per qualche strano motivo allontana i giovani invece di avvicinarli?

Secondo noi i motivi sono principalmente due. Il primo è che i politici spesso e volentieri non mantengono le loro promesse. Infatti, in campagna elettorale, la metà delle promesse fatte poi non vengono mantenute. Il secondo è che non si preoccupano più di tanto delle esigenze dei cittadini e di spiegare i loro concetti chiaramente, in modo che siano comprensibili a tutti. Infatti certe volte utilizzano termini particolarmente complessi, che spesso non vengono compresi dai cittadini comuni. I giovani poi manifestano poca fiducia verso i politici. Riportiamo come esempio un commento fatto nel blog: “noi giovani d'oggi siamo meno interessati alla politica rispetto alle generazioni precedenti, e forse questo accade anche per colpa della politica stessa. Infatti ci troviamo davanti ad una società in cui chi ha il potere e dovrebbe essere competente, almeno nel suo campo, invece non ne ha la più pallida idea e fa discorsi su discorsi che mandano in confusione in particolar modo noi giovani. Perciò come possiamo interessarci noi di una cosa che non riusciamo a capire perchè neanche chi dovrebbe intendersene e farcela apprezzare o quanto meno comprendere ne ha la più pallida idea? Inoltre come possiamo apprezzare o interessarci ad una cosa in cui ormai non crediamo più, grazie a chi è al potere, che spesso e volentieri apre la bocca solo per darle aria e racconta cose che poi non mette in atto?” Come dice anche il Presidente dell’ Eurispes Gian Maria Fara “la politica non sembra essere in grado di proporre progetti, alimentare sogni, indicare prospettive di una società migliore”. Noi siamo pienamente d’accordo, infatti non si può pretendere un interesse da parte nostra se queste sono le prospettive presenti ma soprattutto future che ci fornisce la politica.

Va però sottolineata anche la responsabilità dei giovani. I giovani partono demotivati, danno poca importanza alla politica, perché pensano che con loro non c'entri niente, considerandola noiosa, pensano che non sia un loro dovere votare, e si concentrano su cose di loro interesse. “L'esigenza di un mondo migliore e di una società più giusta, che aveva plasmato le generazioni precedenti, è molto meno avvertita dai giovani di oggi” aggiunge il Presidente dell’Eurispes.

In conclusione, speriamo di avervi fatto capire per quale motivo, secondo noi,  i giovani ormai non sono più interessati alla politica: perché in lei non vedono il futuro. Questo potrebbe essere lo stesso motivo per cui c’è stato anche un calo dell’affluenza alle urne: anche gli aventi diritto di voto ormai non hanno più molta fiducia nella politica e nei politici stessi, in loro non vedono un futuro, un qualcosa di concreto.

Per quanto riguarda noi, invece, possiamo dire di essere abbastanza interessate alla politica, ma questo interesse è nato da poco. Infatti, abbiamo iniziato quando i prof. hanno aperto il blog sulla democrazia. Però, nonostante questo, pensiamo che, se fossimo dovute andare a votare, non avremmo saputo a chi dare il nostro voto, perché, prima di tutto non riusciamo a capire i termini dei politici, e, anche  abbiamo cercato di seguire il telegiornale non simo riuscite a capire bene la situazione. Magari se i politici imparassero a mantenere le loro promesse le cose sarebbero più facili e migliori per tutti noi e anche l’interesse da parte nostra verso la politica aumenterebbe

           Martina Scarpa IB erica e Sabri Yasmine   II B erica

I vostri lavori: Le lunghe tappe per la nascita della Costituzione Italiana

La Costituzione Italiana è il risultato di faticoso cammino da una dittatura a uno stato democratico. 

Al tempo dell'unità d'italia (1861) si decise di estendere a tutto il regno lo "Statuto Albertino", una legge concessa dal re Carlo Alberto ai suoi sudditi,  emanata il 4 marzo 1848. Lo "Statuto Albertino" però era molto diverso dalla costituzione che abbiamo oggi , infatti aveva soprattutto tre caratteristiche che lo differenziavano. Era una costituzione concessa cioè, come ho già detto sopra, concesso dal re Carlo Alberto ai suoi sudditi; breve, cioè conteneva pochi articoli sulla libertà e sui diritti dei suoi sudditi ed era  elastica, poteva essere cambiato con leggi ordinarie e decreti.

In quel periodo anche l'organizzazione dello Stato era molto diversa da quella di oggi, il potere era sempre diviso in potere legislativo, esecutivo, giudiziario ma il potere legislativo era, come oggi esercitato dal parlamento, ma i deputati eletti dal popolo erano solo il 2% perché si votava in base al censo, il potere esecutivo era  esercitato da ministri nominati dal re, il potere giudiziario era compito di giudici anch'essi nominati dal re.

Un primo segno di svolta si ebbe nel 1919 quando ottennero il diritto di voto  tutti i cittadini maschi maggiorenni. Non importava il censo o se erano analfabeti: l'importante era che avessero superato la maggiore età.  Così votò finalmente il 61,4 % della popolazione italiana. 

Con il suffragio universale maschile sembrava che tutto fosse sulla buona strada per la nascita di una democrazia. Erano i partiti popolari di massa e i sindacati per tutelare i lavoratori e c'era molta partecipazione alla vita politica ma in realtà non andò così.

Nel 1922 il re, dopo la marcia su Roma, affidò a Mussolini l'incarico di formare il nuovo Governo, e con questo fatto la strada per la democrazia si fece più lunga e difficile. Mussolini infatti iniziò subito a fare svariate riforme tra cui una (la legge Acerbo) con cui modificò il sistema elettorale della Camera dei Deputati. Chi avesse ottenuto il 25% dei voti avrebbe avuto diritto ai 2/3 dei seggi alla Camera; successivamente si fecero nuove elezioni nel 1924. Mussolini, si presento con un "listone" assieme ai liberali e ai cattolici di destra, e in un clima di brogli, tensioni e violenze Mussolini ottenne il 64,9% dei voti.  Dopo l'esito delle elezioni Matteotti denunciò alla camera i brogli e le violenze subite dagli elettori e dopo pochi giorni venne rapito e ucciso, e questo è solo uno dei tanti fatti che caratterizzarono l'Italia nel periodo della dittatura. Finirono così i piccoli ma importanti successi prima conquistati. Tra il 1925 e il 1926 Mussolini fa emanare le leggi fascistissime che proclamano la fine dei diritti civili e politici conquistati dopo tanta fatica dagli italiani non molto tempo prima. Ad esempio queste leggi abolirono la libertà di stampa e di associazione, introdussero la censura su stampa e spettacoli, abolirono i sindacati e definirono lo sciopero un reato, sciolsero tutti i partiti tranne quello fascista.

Ma le soppressioni della dittatura di Mussolini non finirono qui. Nel 1939 la Camera dei deputati viene trasformata nella Camera dei fasci e delle corporazioni e questa camera non era elettiva, quindi i cittadini non poterono più votare per i loro rappresentanti.

In quello stesso anno come se non bastasse vennero inoltre emanate le leggi razziali.

Un segno di svolta  si ebbe nel 1943 con la caduta del regime fascista. In quella data il  Gran Consiglio del fascismo vota contro Mussolini e il re affida al generale Badoglio l'incarico di formare il governo.

Dopo la fine della guerra, il 2 giugno 1946 si tennero le elezioni per decidere tra monarchia e repubblica e per i membri dell'Assemblea Costituente che aveva il compito di procedere alla stesura della nuova Costituzione. In questa occasione tutti i cittadini tornarono a votare e, cosa più importante, in quell'occasione votarono anche le donne. Fu il suffragio universale: per la prima volta nella storia italiana le donne avevano conquistato il diritto di votare. Si sa che, per il referendum, vinse la Repubblica.


Dopo questa data inizia il periodo più importante per la nascita della nostra Costituzione. L'Assemblea Costituente, composta di 556 deputati, si riunì in prima seduta il 25 giugno nel palazzo Montecitorio, sede dell’attuale Camera dei Deputati. I membri dell'Assemblea Costituente elessero come capo provvisorio Enrico de Nicola. Per procedere alla stesura nella maniera più efficace, all'interno della commissione venne nominata la "commissione dei 75" che doveva scrivere la nuova Costituzione. Il testo della Costituzione venne discusso e approvato il 22 dicembre 1947, venne promulgato da Enrico de Nicola ed entrò in vigore l' 1 gennaio 1948.

Ho così cercato di spiegare come la Costituzione italiana sia il risultato di un lungo e faticoso cammino, che passa dalla monarchia alla dittatura, ma che alla fine è riuscita a "nascere" e a porre le basi della democrazia in cui oggi viviamo.


                     Laura Zangheri II B erica

I vostri lavori: La democrazia moderna è preferibile a quella antica?

Alle origini una forma della democrazia era la polis greca. Secondo questa forma di governo le decisioni politiche venivano prese dai cittadini che si riunivano in assemblea. Quindi il potere era del popolo, poiché esso stesso lo gestiva e di conseguenza finalizzava il vantaggio delle persone che prendevano le decisioni: di trattava quindi di democrazia diretta. 

Oggi non esiste più la democrazia diretta, ma vi è solo una democrazia rappresentativa. Le decisioni vengono prese da organi politici formati da cittadini, che rappresentano tutto il popolo, eletti dallo stesso.

Nella polis non c’era la separazione dei poteri. Oggi invece a partire dal settecento,questo requisito è ritenuto uno  dei fondamentali elementi dello stato di diritto. Le tre funzioni,legislativa, esecutiva e giudiziaria, vengono assegnate a tre organi diversi. Quella legislativa è affidata al Parlamento, quella esecutiva al Governo e, infine, la funzione giudiziaria alla Magistratura. Invece, ad esempio nella polis ateniese, venivano eletti ogni anno nove arconti che detenevano tutti i poteri, in più anche quello militare.

Nella Grecia la parola democrazia esprimeva il carattere più aggressivo di questa forma di governo, ovvero il dominio esclusivo ed a volte anche violento di una parte del popolo sulla restante o sui propri avversari. Attualmente la democrazia non ha più questo significato ed esprime valori diversi alla democrazia greca. Si fa riferimento infatti ad un sistema politico caratterizzato dalla tolleranza; dove persone con posizioni differenti si scontrano, senza violenza ma con reciproco rispetto. 

Un esempio di questo uso aggressivo della democrazia nell’antichità l’ostracismo. Si bandiva dalla città un cittadino considerato pericoloso politicamente. Ogni anno, tramite votazione, si decideva se era necessario procedere con l’ostracismo verso qualche cittadino; nel caso in cui almeno 6000 cittadini votassero in modo affermativo il cittadino veniva esiliato e non poteva più partecipare alla vita politica della polis.

Un altro aspetto negativo della polis era che non tutti prendevano parte all’assemblea: poiché solo alcuni erano considerati cittadini, ovvero i maschi adulti, le donne erano escluse e, ovviamente, anche gli schiavi. Quindi il numero dei partecipanti era relativamente basso, mente adesso possono votare tutti i cittadini, una volta compiuti 18 o 25 anni, anche i residenti all’estero.

La polis aveva quindi molti aspetti negativi e la democrazia  è sicuramente migliorata. Le donne hanno ottenuto il diritto di voto, la schiavitù non esiste più e la separazione dei poteri permette un controllo reciproco nella gestione del potere politico, la partecipazione dei cittadini, anche se meno attiva è sicuramente più diffusa.


                                                     Michela Castellari  II B erica



giovedì 1 maggio 2008

Riproviamoci

Ecco dunque, per chi deve recuperare, alcune nuove tracce. 


  1. Scrivi  una lettera ad un coetaneo per illustragli il blog ascuoladidemocrazia e il lavoro svolto in classe.
  2. Un tuo amico diciottenne non legge giornali e si disinteressa  completamente di politica. Scrivi una lettera per spiegargli quanto è importante essere informato per un cittadino di uno stato democratico.
  3. Un tuo coetaneo ha deciso di smettere di andare a scuola. Scrivigli per consigliarlo, facendo riferimento all’importanza dell’istruzione per un cittadino in uno stato democratico.
  4. Immagina di essere un tuo coetaneo proveniente da un paese straniero non democratico. Nei suoi panni scrivi una lettera ad un amico rimasto in patria per spiegargli cos’è la democrazia.
  5. Scrivi una lettera ad un tuo coetaneo straniero raccontandogli cos’è per gli italiani la Costituzione.
  6. Gli antichi ateniesi erano fieri della loro democrazia e, pur criticandone alcuni aspetti,  non vi scorgevano difetti che a noi moderni sembrano evidenti. Immagina di rivolgerti ad un antico ateniese per formulare una critica al loro modello democratico.  

I vostri temi: parliamone

Cari studenti,

noi vi vogliamo bene, ma i vostri temi non sono molto belli. Anzi, a voler parlar chiaro, salvo poche eccezioni, sono davvero brutti. In questi casi ci si fa un esame di coscienza. E visto che, di solito, voi non lo fate, lo faremo anche per voi. 

Ci sembra che abbiate trascurato l’impegno: scrivere è difficile e faticoso. Per farlo in modo adeguato, prima di tutto, occorre pensare, quindi occorre cominciare a progettare il testo (attraverso elenchi, mappe, scalette), per arrivare infine di alla scrittura. Poi occorre pensare, quindi predisporre dei paragrafi omogenei per contenuto e strutturati con una frase organizzatrice ( che enuncia un concetto generale) e uno sviluppo (che lo esemplifica). Poi si può cominciare a scrivere. Poi occorre pensare, riguardando quello che si è scritto, per correggerlo e miglioralo. Tutto questo vi è stato detto e ridetto. Lo avete fatto? A noi sembra di no.

Da parte nostra l’esame di coscienza consiste in questo: non solo il compito affidatovi era difficile, ma la forma richiesta (un piccolo saggio) era per voi desueta: ne avete ben poca esperienza come lettori e come scrittori. 

La proposta è dunque questa: scrivere su gli stessi temi, ma utilizzando una forma più semplice e meno formale: quella della lettera. 

domenica 27 aprile 2008

tema n.7: informazione e democrazia

Un articolo pubblicato sul corriere.it , scritto da Paolo Mieli, parla della libertà di stampa e dell'importanza dell'informazione rispetto alla democrazia. 

Penso possa essere un aiuto per chi mi ha chiesto di approfondire il tema.


Il potere di criticare i poteri  

... La libertà di stampa riveste oggi una duplice, vitale importanza. Come sempre, essa costituisce l'elemento fondamentale di una società democratica dal momento che in essa si realizzano due condizioni cruciali per la sua vitalità: da un lato l'esistenza di un pubblico informato dei fatti, dall'altro una discussione collettiva sul significato di tali fatti, sulle conseguenze politiche da trarne, sui provvedimenti da prendere in relazione ad essi. Tutto ciò, come è noto, ha sempre costituito e costituisce il miglior antidoto contro il diffondersi di quel nemico mortale della democrazia che sono il fanatismo e l'ideologismo. 

Oggi, tuttavia, a questa funzione per così dire classica, se ne sta aggiungendo un'altra non meno importante, anzi forse di più: la libertà di stampa ai giorni nostri significa anche la difesa della parola scritta contro l'invadenza (non solo televisiva) dell'immagine, della percezione della realtà sotto specie esclusivamente visiva. La difesa della libertà di stampa significa salvare per le future generazioni il lascito immenso della lettura, da cui dipende tutta intera la trasmissione del patrimonio culturale della nostra civiltà e la possibilità che continui ad esistere un valido sistema di istruzione. 

La libertà di stampa è una libertà di un tipo tutto particolare. Essa esiste solo se i giornali, gli organi di informazione in generale, hanno il potere, la capacità e la volontà di opporsi al potere. La libertà di stampa è dunque un potere per contrapposizione, per contrasto: se la stampa è compiacente, infatti, essa finisce molto rapidamente per non contare più nulla, per non avere più potere. Libertà di stampa vuol dire dunque, alla fine, solo e sempre libertà di criticare i poteri. Avendo costantemente presente che è bene ad ogni critica accoppiare un'idea di costruzione, ad ogni scelta che si giudica sbagliata contrapporre una soluzione alternativa. Pronti, inoltre, a dare atto a colui che corregge i propri errori della sua buona volontà e del coraggio che spesso richiede averla. 

In una democrazia la verità non è in linea di principio monopolio di alcuno. Proprio per questo è necessario che la stampa abbia una costante disponibilità ad ascoltare ogni voce ed eviti di appiattirsi sullo scontro politico con troppo facili entusiasmi e troppo facili anatemi. Ciò non vuol dire che quando è giusto - come è stato per esempio in occasione del conflitto di interessi, delle leggi ad personam, della nuova regolamentazione radiotelevisiva - i giornali non abbiano il dovere, sì il dovere, di prendere posizione senza reticenza e chiamare i responsabili davanti al tribunale dell'opinione pubblica. ...Questo chiedono i tempi che il Paese sta vivendo.


martedì 22 aprile 2008

Sull'istruzione

Sempre sull'istruzione e sugli analfabeti in Italia leggete qui.

lunedì 21 aprile 2008

Un aiutino per il tema n.7

Qualcuno di voi questa mattina mi ha segnalato l'interesse a svolgere il tema sull'istruzione.

Ecco allora i dati relativi alla situzione nel nostro Paese emersi da un'indagine effettuata su un campione di 2.305 scuole italiane (1.279 scuole medie e 1.026 superiori), nell'anno scolastico 2005/2006:

  • 7 ragazzini su mille della scuola media hanno abbandonato gli studi a metà anno;
  • il 3%, sempre nella scuola media, non è riuscito ad ottenere la promozione.

Ma la lettura del successo scolastico alla media, passa anche attraverso l'esito dell'esame finale:

  • il 63 % è stato promosso con votazioni medio-basse
  • il 37 % col minimo: 'sufficiente'.

Alle superiori:

  • l'11,6% non ottiene la promozione
  • il 4,2% si ritira
  • il 42,1 per cento dei ragazzi è promossa con debito.

Nel 2006 il 20% dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni risulta ancora sprovvisto di un diploma di scuola media superiore o di una qualifica professionale: un ragazzo su 5 si è fermato al diploma di terza media o è alle prese con una tormentatissima carriera scolastica, essendo pluriripetente.

Sono dati importanti che segnalano un'emergenza sulla quale vale la pena riflettere.

Materiale per il tema n.3

Se qualcuno ha intenzione di svolgere il tema sulle vicende che hanno portato alla nascita della nostra Costituzione, potrebbe fare un giro in queste pagine del sito della Camera dei Deputati dedicate a questo argomento. Mi sembra possiate trovare molto materiale interessante!

venerdì 18 aprile 2008

La sovranità popolare

Copio e incollo dal blog di Beppe Grillo alcuni dati che potrebbero esservi utili:

Italiani aventi diritto di voto:

alla Camera 47.126.326. al Senato 43133946

voti validi:

alla Camera 36.452.305 al Senato 32771227

astenuti+schede bianche e nulle:

alla Camera 10.674.021 = 22,6%  

al Senato 10.362.719 = 24%

Il partito di chi si è astenuto, di chi ha lasciato bianca la scheda o l’ha annullata sarebbe il terzo partito italiano. Perchè, secondo voi, tanta gente rinuncia alla “sovranità popolare”?

mercoledì 16 aprile 2008

Per chi fa il tema n.4

So che molti di voi sono interessati al tema dei giovani e la politica. 
Per un ulteriore approfondimento vi segnalo questa intervista dagli archivi di Rai Educational.
Si tratta di un'intervista svolta tra i ragazzi del liceo classico "Plauto" di Roma e Biagio De Giovanni, filosofo e politico italiano. Anche se è un incontro con ragazzi più o meno della vostra età, si tratta di riflessioni piuttosto complesse. Vi consiglio di scorrere le domande dell'intervista e di soffermarvi su quelle che più vi interessano. Spero vi siano d'aiuto. 

domenica 13 aprile 2008

Adesso tocca a voi!

Ecco finalmente i titoli dei lavori tra i quali dovrete scegliere il tema da scrivere nei prossimi giorni:
  1. Scrivi una breve relazione per definire i caratteri essenziali della democrazia e per evidenziarne i pregi.
  2.  Indica per quali motivi la democrazia moderna è preferibile a quella antica.
  3. Descrivi come la nascita della Costituzione italiana sia il risultato di un faticoso cammino da una dittatura allo stato democratico.
  4. Sulla base del rapporto dei giovani con la politica, scrivi un breve testo in cui compaiano i dati Eurispes pubblicati, una tua spiegazione delle cause del disinteresse dei giovani verso la politica  ed infine una riflessione sul tuo rapporto con la politica.
  5. Scrivi una breve relazione che renda conto dei profili di cittadino ideale espressi nel blog, esprimendo una valutazione personale.
  6. Spiega quali caratteristiche deve avere l'informazione in un paese democratico e perchè una buona informazione è indispensabile per la democrazia.
  7. Spiega quale importanza ha l'istruzione per la formazione di un cittadino e per il funzionamento di uno Stato democratico.
  8. Argomenta a favore e contro la concessione della cittadinanza italiana agli stranieri residenti in Italia.
Ognuno di voi, una volta scelto il tema, potrà naturalmente utilizzare tutte le informazioni pubblicate sul blog. Ma potrà anche continuare a fare ai prof. domande di ogni tipo. 
Sarà nostra cura non solo rispondere, ma anche fornirvi indicazioni utili per approfondire il vostro lavoro.
Mi raccomando, il tempo stinge!

sabato 12 aprile 2008

La democrazia a scuola

 Qualche anno fa  nel corso di un convegno a Modena una ragazza di una scuola media fece un intervento sulla sua esperienza di partecipazione al "Parlamentino dei Ragazzi".
Mi sono sembrate parole molto significative che dovrebbero farvi riflettere. Buona lettura.


Chiara Franchini  cl. 1°G      l.s. L.A.Muratori                        Modena, 19/11/2005


Il Parlamentino dei Ragazzi della scuola Ferraris


Il Parlamentino dei Ragazzi della scuola media Galileo Ferraris di cui mi appresto a parlarvi è una realtà di cui sono onorata di aver fatto parte fino all’anno scolastico precedente a quello da poco cominciato; è un’iniziativa nata precisamente tre anni fa, nel 2002, con lo scopo di rendere attivamente partecipi i ragazzi che avrebbero trascorso nella scuola la loro adolescenza, periodo incredibilmente noto per la sua complessità. Quindi, si è pensato di permettere agli alunni di esprimersi, creando un piccolo organo che potesse rappresentare la loro voce e i loro pensieri: se la scuola piaceva loro oppure no, e in tal caso proporre variazioni valide (ma soprattutto attuabili) per migliorare l’ambito scolastico. 

Il Parlamentino è nato, ha agito e tuttora agisce con l’approvazione del sig. Preside e del Collegio Docenti, che si rapporta direttamente tramite gli insegnanti con i giovani rappresentanti. Il Parlamentino si compone infatti oggi di sedici ragazzi di classe terza, solitamente di sesso diverso, mentre all’anno della sua nascita ne contava quattordici (a causa della mancanza dell’esistenza della sezione H). 

Le riunioni si svolgono generalmente una volta al mese, tranne in maggio, in cui data la brevità del mese di giugno e la vicinanza con gli esami di stato, se ne svolgono due. 

Durante gli ultimi incontri, viene richiesta anche la partecipazione dei rappresentanti della classi seconde, per dar meglio l’idea del loro compito per l’anno successivo. A ciascun incontro presiede un’insegnante, il quale ha l’incarico di controllare che le riunioni si svolgano correttamente senza problemi disciplinari. 

Il sig. Preside e il Consiglio Docenti vengono puntualmente informati sulle decisioni prese dal Parlamentino e sulle proposte da esso effettuate. 

Le riunioni si svolgono generalmente dalle 13.30 alle 14.25 del martedì (orario di pausa tra la mattinata di scuola e il rientro pomeridiano). 

Nel corso della prima seduta, il presidente legge il regolamento del Parlamentino, che sancisce le regole sociali, civili e comportamentali da adottare negli incontri. 

Poi, si procede alla discussione su proposte o cambiamenti da apportare alla scuola.

I rappresentanti delle varie sezioni vengono eletti in seconda media dal resto della classe con un metodo alquanto simile a quello utilizzato per eleggere persone ben più importanti…

I due giovani partecipano così alle ultime riunioni dei rappresentanti di terza e nell’anno successivo prenderanno il loro posto.

Di incontro in incontro vengono poi nominati il presidente della seduta (che ha il compito di guidare la riunione e permette gli interventi dei “colleghi”) e il verbalista ( al quale spetta invece l’onere di trascrivere brevemente le parti essenziali della seduta e vari promemoria per l’incontro successivo.

Durante l’anno precedente, il Parlamentino aveva promosso numerose iniziative, alcune delle quali sono state respinte per diversi motivi, come la mancanza di fondi o l’impossibilità di essere attuate; ma altre sono state realizzate o hanno trovato un seguito, come l’adozione a distanza di una bambina etiope, la possibilità di ascoltare musica diffusa per mezzo dell’altoparlante, durante la ricreazione (per risollevare gli animi) o l’utilizzo del giardino durante la stagione estiva (con motivazione sorprendentemente simile a quella della musica…).

Concludendo, credo che quest’esperienza sia molto utile sotto innumerevoli aspetti per i ragazzi che hanno l’occasione, l’onore di viverla; e inoltre, dà un’idea di cosa possano essere i rappresentanti di istituto e la consulta, ovvero gli organi presenti nella scuola superiore. 

Quest’anno, noi ex-rappresentanti ci siamo trovati ad affrontare queste due nuove realtà, che non rimangono più circoscritte alla scuola di appartenenza, ma prendono contatti con gli altri istituti, con altre persone e altre problematiche, certamente di dimensioni un po’più ampie. 

È stato questo, e l’aiuto di mio padre, che mi hanno fatto capire una cosa: che la democrazia cresce con me. E noi giovani vogliamo crescere con lei, con tutto ciò che comporta: critiche, compromessi, problematiche, ma anche (e si spera soprattutto) apprezzamenti, libertà e soluzioni. 

Senza stancarci mai di quella che è l’espressione più pura della libertà. 

Perché se c’è una convinzione che noi ragazzi abbiamo nel cuore, è che la democrazia e il Parlamento sono sinonimi di solidità e sicurezza, anche quando gli organi acquistano importanza e, di conseguenza, acquistano problemi.

Se c’è una cosa che noi rappresentanti abbiamo capito grazie a questa esperienza è che governare una città, una regione, una nazione è un compito estremamente complesso, ma che vale la pena vivere, anche se ogni tanto i propri progetti non vengono accettati, senza rimpianti.

E vorrei che tutti voi adulti, che siete qui per “vivere la città di oggi, progettare la città di domani” pensaste proprio a noi, che saremo gli abitanti di quel domani, e teneste a mente un piccolo particolare: credo che se bendaste un bambino, lo prendeste per mano e iniziaste a spostarvi, lui vi seguirebbe saltellando felice. Perché? Perché si fida di voi. E anche noi ragazzi ci fidiamo di voi.

I pedagoghi norvegesi dicono che i bambini hanno uno “sguardo da ranocchio”, perché sono più piccoli; e proprio per questo, i bambini guardano più in alto. Perché? Perché hanno un pezzo di cielo in più sopra ai loro occhi.

Qualcuno partecipa.net?

Come spero ricorderete tutti, questo Progetto è finalizzato alla partecipazione di un più ampio Progetto Regionale, partecipa.net. Spero siate tutti iscritti e vi ricordiate la vostra password di accesso. 
Qualcuno sta andanto nel sito e partecipa alle discussioni o ve lo siete completamente dimenticati?
Sul sito è aperto un forum legato alle tematiche di cui discutiamo qui e al quale, secondo me, potreste intervenire.
E se non intervenite, almeno leggete!
A questo indirizzo

giovedì 27 marzo 2008

Istruzione e Democrazia

Dopo che avete sottolineato, in molti commenti, che la politica vi sembra sempre più spesso incomprensibile, diventa inevitabile riflettere sulla necessità di un buon livello d'istruzione. Il brano che segue sottolinea lo stretto legame che esiste tra democrazia e istruzione. 

Leggete e commentate. Non è un brano facile, quindi, se non capite, chiedete!


I fini di un governo democratico, nel quale la nomina dei governanti è rimessa alla scelta dei governati,saranno meglio raggiunti quanto meglio da questa scelta usciranno eletti i più degni: cioè i più capaci, intellettualmente, moralmente e tecnicamente, ad assumere le funzioni di governo. Ma per ottenere ciò occorre che gli elettori abbiano di fatto capacità di scegliere, cioè di valutare i meriti e le attitudini di coloro che saranno chiamati a coprire pubblici uffici.

Il problema della democrazia si pone dunque prima di tutto come un problema di istruzione. Per far sì che gli elettori abbiano la capacità di compiere una scelta consapevole dei rappresentanti migliori è indispensabile che tutti abbiano quel minimo di istruzione elementare che possa orientarli nelle varie correnti politiche e guidarli nella valutazione dei meriti e delle competenze dei candidati; ma è soprattutto indispensabile che a tutti i cittadini siano accessibili le vie della cultura media e superiore, affinché i governanti siano veramente l'espressione più eletta di tutte le forze sociali, chiamate a raccolta da tutti i ceti.E' perciò evidente che non si ha vera democrazia là dove l'accesso all'istruzione non è garantito in misura pari a tutti i cittadini: infatti la diversa cultura determina una diversa possibilità di partecipazione alla vita politica, quindi il privilegio dell'istruzione diventa necessariamente un privilegio politico.Questo avviene appunto in quegli ordinamenti sociali in cui l'accesso alla cultura,pur essendo aperto a tutti, è possibile di fatto solo a chi disponga di mezzi privati per sostenerne le spese.Là dove le scuole costano, e può frequentarle solo chi può pagare il costo a suo carico, l'istruzione diventa di fatto un privilegio economico, che è insieme, necessariamente, un privilegio politico. Dove la scuola è solo di chi può pagarsela, finisce con l'essere di chi può pagarsela anche la partecipazione attiva alla vita politica; e attraverso il monopolio economico dell'istruzione il governo diventa il governo degli abbienti. Cittadini responsabili possono diventare, attraverso la scuola , soltanto i ricchi: i poveri sono destinati a rimanere irresponsabili sudditi. 


P.Calamandrei,Storia di dodici anni,1966

mercoledì 26 marzo 2008

I giovani e la politica

Le vostre impressioni personali sulla politica sono in massima parte confermate da un’indagine sulla condizione dei giovani adolescenti italiani realizzata da Eurispes nel 2006. La ricerca ha costruito l'Identikit dell'adolescente con un questionario rivolto a ragazzi appartenenti alla fascia di età 12-19 anni, della seconda e terza media o una delle cinque classi delle superiori. Tra le tante domande alcune indicano il rapporto che i giovani italiani hanno con la politica. Vediamo le risposte:

Quanto sei interessato alla politica?

  • poco il 33,2% 
  • per niente il 37,6%
  • abbastanza interessati  il 20,6% 
  • molto il 7,6% 


Quanto capisci della situazione politica?

  • poco o per niente il 53,7%


I politici quando parlano sono chiari?

  • poco 45%
  • per nulla 24%


Quanta fiducia nutri nei confronti della classe politica?

  • poca 41,7%
  • nessuna 29,6%

 

L'esigenza di un mondo migliore e di una società più giusta, che aveva plasmato le generazioni precedenti, è molto meno avvertita dai giovani di oggi”, ha spiegato il presidente Eurispes  Gian Maria Fara,  sottolineando come “la politica non sembra essere in grado di proporre progetti, alimentare sogni, indicare prospettive di una società migliore”.

giovedì 20 marzo 2008

Cittadino, dopo quanto?

Abbiamo studiato che uno Stato è soprattutto un popolo e che il popolo è formato dai cittadini, da coloro che hanno la cittadinanza, dovunque si trovino. Abbiamo anche studiato che molti di noi la cittadinanza l'hanno acquistata automaticamente, nascendo da un genitore italiano. Ma molti altri potranno diventare cittadini italiani a particolari condizioni. 
   Si discute molto sulle regole per far diventare cittadini italiani gli stranieri residenti in Italia. Alcuni pensano che potrebbero essere sufficienti 5 anni di residenza regolare anche per i cittadini extracomunitari in modo da integrarli più velocemente mentre altri ritengono che siano necessari tempi più lunghi affinché gli stranieri acquisiscano la lingua e si integrino con la nostra cultura. 
Voi cosa ne pensate?

Prima di rispondere, per riflettere ancora un po', vorrei che leggeste questo racconto di BERTOLT BRECHT.
L’esame per ottenere la cittadinanza 

      A Los Angeles davanti al giudice che esamina coloro che vogliono diventare cittadini degli Stati Uniti venne anche un oste italiano. Si era preparato seriamente ma a disagio per la sua ignoranza della nuova lingua durante l’esame della domanda: che cosa dice l’ottavo emendamento? rispose esitando: 1492.

Poiché la legge prescrive al richiedente la conoscenza della lingua nazionale, fu respinto. Ritornato dopo tre mesi trascorsi in ulteriori studi ma ancora a disagio per l’ignoranza della nuova lingua, gli posero la domanda: chi fu il generale che vinse nella guerra civile? La sua risposta fu: 1492.

Mandato via di nuovo e ritornato una terza volta, alla terza domanda: quanti anni dura in carica il presidente? Rispose di nuovo: 1492. Orbene il giudice, che aveva simpatia per l’uomo, capì che non poteva imparare la nuova lingua, si informò sul modo come viveva e venne a sapere: con un duro lavoro. E allora alla quarta seduta il giudice gli pose la domanda: quando fu scoperta l’America? E in base alla risposta esatta, 1492, l’uomo ottenne la cittadinanza.


[B. Brecht, Poesie, II (1934-1956), Torino, Einaudi, 2005, pp. 1062



domenica 9 marzo 2008

Una lezione attuale

Vorrei che leggeste le parole che seguono. Sono le parole che un grande giurista, Piero Calamandrei, pronunciò davanti agli studenti milanesi nel 1955. Egli ricorda ai giovani che la nostra Costituzione, per restare vitale, deve essere alimentata dalla passione politica dei giovani.

Una grande lezione, oggi più che mai attuale. Da leggere e commentare.

"La costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La costituzione è un pezzo di carta: la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno metterci dentro il combustibile, bisogna metterci dentro l'impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla Costituzione è l'indifferenza alla politica, l'indifferentismo, che è non qui, per fortuna, in questo uditorio, ma spesso in larghe categorie di giovani, è un po' una malattia dei giovani, l'indifferentismo. "La politica è una brutta cosa, che me ne importa della politica". Quando sento fare questo discorso mi viene sempre in mente una vecchia storiellina che qualcheduno di voi conoscerà: di quei due emigranti, due contadini che traversavano l'oceano su un piroscafo traballante. Uno di questi contadini dormiva nella stiva e l'altro stava sul ponte e si accorgeva che c'era una gran burrasca con delle onde altissime, e il piroscafo oscillava. Allora questo contadino, impaurito, domanda a un marinaio "ma siamo in pericolo?" e questo dice "se continua questo mare tra mezz'ora il bastimento affonda". Allora lui corre nella stiva a svegliare il compagno e dice "Beppe, Beppe, Beppe! se continua questo mare il bastimento affonda" e quello risponde "che me ne importa, l'è mica mio!". Questo è l'indifferentismo alla politica. È così bello, è così comodo, la libertà c'è, si vive in regime di libertà, c'è altro da fare che interessarsi di politica - eh lo so anch'io - il mondo è così bello, ci son tante belle cose da vedere a da godere oltre che occuparsi di politica e la politica non è una piacevole cosa però la libertà è come l'aria, ci s'accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentiti per vent'anni e che io auguro a voi, giovani, di non sentire mai e vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia, in quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perché questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai. Ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, vigilare, dando il proprio contributo alla vita politica.La Costituzione, vedete, è l'affermazione scritta in questi articoli, che dal punto di vista letterario non sono belli, ma è l'affermazione solenne della solidarietà sociale, della solidarietà umana, della sorte comune che se va a fondo, va a fondo per tutti questo bastimento. È la carta della propria libertà, della propria dignità d'uomo. Io mi ricordo le prime elezioni dopo la caduta del fascismo, il 6 giugno 1946. Questo popolo che da venticinque anni non aveva goduto le libertà civili e politiche, la prima volta che andò a votare: dopo un periodo di orrori, il caos, la guerra civile, le lotte, le guerre, gli incendi, andò a votare. Io ricordo, io ero a Firenze, lo stesso è capitato qui. Queste file di gente disciplinata davanti alle sezioni, disciplinata e lieta, perché avevano la sensazione di avere ritrovata la propria dignità: questo dare il voto, questo portare la propria opinione per contribuire a creare questa opinione della comunità, questo essere padroni di noi, del nostro paese, della nostra patria, della nostra terra, disporre noi delle nostre sorti, delle sorti del nostro paese. Quindi voi giovani, alla Costituzione dovete dare il vostro spirito, la vostra gioventù, farla vivere, sentirla come cosa vostra, metterci dentro il senso civico, la coscienza civica, rendersi conto - questa è una delle gioie della vita - rendersi conto che ognuno di noi al mondo non è solo, che siamo in più, che siamo parte di un tutto, nei limiti dell'Italia, e del mondo.Ora, vedete, io ho poco altro da dirvi. In questa costituzione di cui sentirete fare il commento nella prossime conferenze c'è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato, tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre glorie son tutti sfociati qui, in questi articoli e, a sapere intendere dietro questi articoli, ci si sentono delle voci lontane. Quando io leggo nell'articolo 2 "L'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale", o quando leggo nell'articolo 11 "L'Italia rifiuta la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli, la patria italiana in mezzo alle altre patrie", ma questo è Mazzini, questa è la voce di Mazzini! O quando io leggo nell'articolo 8 "Tutte le confessioni religiose sono ugualmente libere davanti alla legge", ma questo è Cavour! O quando io leggo nell'articolo 5 "La Repubblica unica e indivisibile riconosce e promuove le autonomie locali", ma questo è Cattaneo! O quando nell'articolo 52 io leggo, a proposito delle forze armate "L'ordinamento delle forze armate s'informa allo spirito democratico della Repubblica, esercito di popolo", ma questo è Garibaldi! E quando leggo all'articolo 27 "Non è ammessa la pena di morte", ma questo, o studenti milanesi, è Beccaria! Grandi voci lontane, grandi nomi lontani, ma ci sono anche umili nomi, voci recenti. Quanto sangue, quanto dolore per arrivare a questa Costituzione! Dietro ogni articolo di questa Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi, caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta. Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no! non è una carta morta: questo è un testamento, un testamento di 100.000 morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità. Andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione."

Piero Calamandrei, Discorso agli studenti milanesi, 1955